Tratto dalla Gazzetta di Parma del 19 Ottobre 2020
Si definisce collezionista, gallerista e, soprattutto, amante dell’arte contemporanea. Vive a Fiorenzuola, lavora a Milano, come collaboratore della celebre galleria Deodato Arte (dove racconta di aver «aperto i suoi orizzonti conoscitivi e di ricerca verso gli artisti viventi più influenti al mondo»), ma si è sempre sentito di Parma. Perché anche se Luca Bravo non è nato qui, ciò che lo lega alla città è il suo passato da studente universitario iscritto a Giurisprudenza, le amicizie, la passione per la cultura e il suo presente di grande tifoso del Parma Calcio, da 15 anni abbonato in tribuna al Tardini. Oggi è uno dei pochi a possedere sei opere autentiche di Banksy, il misterioso e influente artista senza volto di Bristol, famoso in tutto il mondo, di cui conosce tutto. Compreso l’ultimo murale in bianco e nero comparso in queste ore a Nottingham, che rappresenta una bambina intenta a giocare con un hula hoop (un copertone di una bici distrutta e abbandonata sulla via). «Il significato è ancora dubbio. In molti credono sia un messaggio di vicinanza dell’artista alla città, attualmente la più colpita dal Covid.
Altri ci vedono un collegamento con una famosa fabbrica di bici in quella zona. Infine, un’altra i potesi è legata alla posizione del murale, all’esterno di un salone di bellezza, come critica all’immagine e al consumismo. lo penso sia un misto della prima e della terza: una critica abbinata a una valutazione su quali siano le cose più importanti in questo momento», spiega il collezionista. «Banksy non è un semplice artista, ma un fenomeno», racconta Bravo, che sul genio britannico vorrebbe scrivere un libro: «Lui dipinge e stravolge: fa un murales in una qualsiasi città del mondo e fa eco per mesi, anzi, per anni. Il pubblico lo attende, lo ricerca, e ne rimane perdutamente innamorato. Il suo alone di mistero ne ha fatto uno tra i più quotati personaggi al mondo, e non solamente in ambito artistico. Oggi è considerato la più redditizia fonte di investimento e guadagno dalla maggior parte di investitori: solo nel 2020 ha fatto un +45% rispetto al 2019. Ma a me piace considerarlo, valutarlo e condividerlo più per il suo genio artistico, grazie al quale è amato in tutto il mondo».
Bravo, prima di approdare alla celebre galleria milanese, dove dice essere iniziata la sua fortuna, si è appassionato all’arte durante gli anni dell’università, a Parma: «Nonostante studiassi con totale dedizione, nel tempo libero, seduto in piazzale della Pace o al Parco Ducale, sfogliavo mensili d’arte moderna e mi documentavo sulle Fiere d’arte contemporanea in Europa. Grazie anche alla passione condivisa con la mia fidanzata di quegli anni, iniziai a viaggiare per visitare e partecipare a esibizioni d’arte contemporanea. Cominciai quasi per gioco, ma con una tenacia che mi fece capire quale fosse la mia vera strada. Così, diventai gallerista d’arte in poco tempo».
Bravo, oggi affermato professionista nella capitale lombarda, ha mantenuto casa e vita sociale tra Piacenza e Parma, che lui definisce la sua «seconda provincia»: «Mi ritengo un parmigiano acquisito, senza averne la residenza anagrafica. E poi quando parlo ho la erre moscia, come se qui ci fossi nato». Di Banksy possiede «Choose your weapon», «Get out while you can», «Napalm», «No hall games», «Pulp Fiction» e «Trolley Hunters», la sua preferita per impatto estetico e perché la prima acquistata della sua collezione. «L’opera, con contrasti e cromature di colore raro per la produzione scarsissima dell’autore, raffigura dei cacciatori tribali che accerchiano dei carrelli della spesa. Con la sua graffiante ironia, l’artista ci induce a un’attenta riflessione sull’impatto del consumismo nella società moderna. Più che a un’opera, siamo di fronte a un messaggio non scritto. Che la genialità di Banksy poteva tradurre in disegno».
Bravo racconta che dell’artista britannico vorrebbe possedere il «Flower Thrower», per distinguersi dagli altri appassionati che prediligono la «Giri with balloon». «Ricevo settimanalmente proposte da parte di enti pubblici o privati per mostre collettive o locali. Sono piuttosto geloso sia delle mie opere, che dei soggetti stessi rappresentati in esse. Al momento ho aderito alla Mostra personale di Banksy di Helsinki nel 2021, ma se me ne venisse chiesta una per Parma Capitale della cultura 2020+21, rispondo ufficialmentee pubblicamente di sì», racconta il collezionista. Che a Parma avrebbe già voluto portare le «sue» opere. «Oltreché essere aperto a valutare proposte di mostre di alto livello, che possano essere ipoteticamente organizzate a Parma o provincia, prima del periodo Covid stavo pensando seriamente di aprire una galleria in città, poi l’idea è stata sospesa. Ma non appena usciremo da questo tunnel, il progetto riprenderà con assoluta priorità. In quel caso, porterò non solo le mie sei opere di Banksy, ma trasferirò il mio epicentro lavorativo proprio qui».
E alla domanda su quali opere parmigiane vorrebbe acquistare, se ce ne fosse la possibilità, Bravo non ha dubbi: «Le opere di cui più sono innamorato non sono all’asta, com’è giusto che sia. Alla Galleria Nazionale di Parma, ho un vero e proprio debole per l’Allegoria dell’Immacolata Concezione di Girolamo Mazzo la Bedoli: opera affascinante, imponente, che si presta a molteplici interpretazioni. Per i miei canoni di valore estetico e storico, acquisterei sicuramente La Scapigliata di Leonardo da Vinci: il viso femminile ritratto è dolcissimo ed emozionante».