Il piacentino Luca Bravo è tra i consulenti della Mostra di Banksy a Palazzo Tarasconi

Tratto da Libertà del 13 Ottobre 2021

Non hai bisogno di una concessione edilizia per costruire castelli in aria»: così scriveva dieci
anni fa Banksy su un muro dei magazzini del porto di Bristol. Da quella frase – manifesto è tratto
il titolo della mostra “Builindg Castles in the Sky’; evento di punta di Panna Capitale italiana della
Cultura 2020+21. Se l’artista di Bristol ci fa cost1uire castelli in aria, cento sue opere a Parma sono
esposte nei sotterranei di un palazzo cinquecentesco.

Come a ricordare il mondo underground da cui l’artista proviene.

Tra gli organizzatori della mostra evento a Palazzo Tarasconi a Parma c’è un piacentino: Luca Bravo, consulente artistico della Fondazione Ligabue, collezionista di Banksy alla Deodato Arte
di Milano ed uno dei massimi esperti italiani del misterioso artista.

Bravo, che ha appoggiato e fornito collaborazione attiva ad uno di quegli eventi che si preannunciano
segnanti per l’arte contemporanea del territorio, non ha dubbi: «Io visto tante mostre di Banksy ma questa è straordinaria per numero e qualità delle opere esposte e perché conta su curatori tra i migliori l’Italia e d’Europa». Sono Vittorio Sgarbi, Stefano Antonelli, Gianluca Marziani, Acoris Andipa, Marzia
Dall’Acqua, sotto la supervisione di Augusto Agosta Tota, presidente della Fondazione Ligabue.

Bravo più che una mostra, la definisce «un viaggio artistico sensoriale tra le opere più rappresentative
di uno degli artisti più enigmatici di sempre. Un percorso tra 100 lavori, dipinti, pezzi unici, opere su carta, sculture, che mai avevo avuto l’onore di vedere da vicino». Ci sono opere del calibro della “Girl with Balloon’; del “Flower Thrower”; di “Pulp Fiction’; il famoso dipinto “Rubber Duck” dal valore milionario,
o l’emblematica scultura “Mickey Snake”.

Molto suggestiva anche la location: un palazzo tardo cinquecentesco che dialoga con opere contemporanee, debitrici del graffitismo e della street art. Il Palazzo Tarasconi è su via Parini, via
della movida a Parma. Abbondonato il frastuono dei locali e lo shopping, puoi scendere nei sotterranei e iniziare il viaggio.

«Non vi anticipo come entrerete nel percorso  espositivo, ma quando sarete nella “vera” parte
della mostra ─ racconta Bravo ─ vi troverete di fronte alle prime opere che ritraggono i famosi ratti
banksyani. Sono l’emblema dell’artista, in quanto ricordano i graffitari, gli street artist, i writer,
si muovono nei tunnel, nei canali, nelle zone cittadine ormai in disuso. Banksy è affascinato da
questi animaletti: i topi vivono senza permesso, sono odiati, mal visti, nonostante vivano in tranquillità
dentro alla disperazione del quotidiano. Quindi, perché non far sì che diventino a loro modo protagonisti ribaltando il sistema? Camminando all’interno di questo show, sono continue
le domande che Banksy suscita. Ha la capacità di arrivare dove altri pochi artisti su questo pianeta sono arrivati. Cioè dentro di ognuno di noi, attraverso si1nboli, immagini, disegni, atmosfere.
Perché, come dice il prof Sgarbi, in fondo siamo tutti Banksy».

Bravo non è affatto tentato dalla curiosità di conoscere la vera identità di Banksy. «In una società
dove l’immagine, la popolarità, diventa tutto, ecco il paradosso epocale dell’arte dove l’anonimato
diventa più potente dell’immagine stessa. In questo
è già riuscito a ribaltare il sistema. Quindi perché insistere nell’inseguire notizie, indizi, scatti rubati, su chi possa essere o che viso abbia? Banksy è la più
grande contraddizione dell’arte mai esistita, ma che ci insegna di quanto l’azione o i messaggi dell’azione stessa siano più importanti del suo artefice. Lui si è
reso diverso da tutti gli altri. Ed il suo sipario, probabilmente, non si aprirà mai».

Il collezionista e art advisor piacentino, fa un’altra previsione, legata alla celebre “Girl with Balloon”
che venne messa all’asta di Sotheby’s nel 2018. Per chi non lo ricordasse ricordiamo cosa accadde: un tagliacarte all’interno della cornice, azionato probabilmente da remoto, distrusse parzialmente l’opera durante l’aggiudicazione dell’asta a 1,2 milioni di euro. «Il significato di questa autodistruzione? A mio parere fare a brandelli il sistema. Togliere la fisicità dell’opera dalla disponibilità dei collezionisti e del mercato. Ma Banksy non è uscito dal n1ercato; anzi si è triplicato
il valore dell’opera stessa, dal momento che ora è diventata parte di una performance dell’artista. Ma sapete qual è la novità? La famosa bambina, danneggiata a metà, ritagli inclusi, verrà rimessa in asta da Sotheby’s il 14 ottobre. Prevedo uno dei risultati d’asta più alti di sempre».

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