Ecco dal vero cos’è l’effetto Banksy

Tratto dalla Gazzetta di Parma del 29 Novembre 2021

Continua a far parlare l’immagine della bambina comparsa sul muro di Palazzo Tarasconì. Luca Bravo, art consultant della Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma, collezionista di Banksy, responsabile delle visite guidate, dice la sua e interpreta il fenomeno Banksy. Ecco il suo intervento.

Un’immagine, un murales, uno stencil, comparso all’esterno di Palazzo Tarasconi, in via Caprazucca a Parma, sede della mostra “Building Castles in the Sky”. Un’immagine che ha già fatto il giro del mondo sui social, ormai virale. In poche ore Parma si è accorta di ciò che da anni definisco “l’effetto Banksy”.

Nessuno può asserire, certificare, salvo Banksy stesso, sulla diretta appartenenza di questo sorprendente disegno all’artista di Bristol. Ma tutti,
nel nostro conscio/inconscio, ne nutriamo una piccolissima speranza, illusione. E se ci pensate, la speranza, non è forse il risultato e messaggio della sua più famosa opera, la “Giri with Balloon”?

Quel palloncino che sfugge nella prima opera a Londra a Waterloo Bridge, non aveva forse a fianco la scritta “There is always hope”? Ecco, questo significa organizzare una mostra di Banksy. Mostrare al mondo una speranza, farcene messaggeri, contagiarci di questa viralità che anche un murales
comparso nella notte del 26 novembre può portare con sé. Oggi notavo le code di decine chilometri di persone di ogni età, in attesa cli farsi un selfie con il telefonino di fianco a questa misteriosa bambina
(o ibrido dal volto topesco), e già nell’entusiasmo
dello scatto, nelle espressioni compiaciute e curiose della gente, captavo quello che definisco da anni come il famoso “effetto Banksy”. Ora dico alla città di Parma: benvenuti nel mondo di Banksy. Nonostante l’incertezza sulla provenienza del murales, se si tratti di un emulatore professionista, e aggiungo tecnicamente bravo, oppure di un vero e proprio passaggio dell’artista senza volto nella piccola Parna, si respira l’atmosfera delle grandi occasioni.

Occasioni a volte create dal nostro subconscio, ma che ci impongono riflessioni, di creare ipotesi, reali o romantiche che siano. lo mi limito a descrivere ciò che i miei occhi vedono, indipendentemente dalla mano che ha usato quella bomboletta spray l’altra notte in pieno centro di Parma. Una bambina (o ibrido), accovacciata, di dimensioni modeste, come
molte opere già comparse nel mondo banksyano. Lo sguardo rivolto probabilmente su di una zucca aperta, nell’atto cli prenderne un pezzo o di dirigerlo verso la finestra delle cantine di Palazzo Tarasconi,
dove si trovano esposte oltre 100 opere originali, in un percorso tematico oggettivamente scomodo ai poteri forti. Si parla di guerre, di ipocrisia dei poteri centrali, e di antitesi a principi dettati da un
capitalismo consumistico globale condizionante. Perché l’ipotesi di una zucca in quelle sagome arancioni? Mangiare la zucca nei sogni, ha un significato psicologico e divinatorio, fa sperare in
cambiamenti positivi… Iconograficamente la zucca
aperta, nella storia dell’arte, è sempre stata ricollegata alla presenza di una divinità. che tra le altre peculiarità, aveva quella di garantire rapidità ed
efficacia negli affari. La zucca aperta, in vari affreschi, da Raffaello a Giovanni da Udine, negli antichi giochi popolari, è come la pentolaccia
che libera il seme denaro (metafora con il seme della
zucca), facendo piovere monete su chi l’ha colpita. Sembrerebbe quindi ancora una volta, la decisa presa di posizione banksyana sul sistema dell’arte, visto, definito e contrastato come sisten1a economico,
di lucro e schiavo di un mercato globale. Aggiungo
una piccola provocazione, sul nome della via ove è comparso il murales, via Caprazucca. Concludo nel confermare con convinzione assoluta, che l’arte di Banksy. o l’arte emulata di Banksy, non sia più definibile come dissacrazione, ma come una vera e
propria consacrazione. Piaccia o no, occorre accettare si tratti di un’artista che ha rapidamente conquistato Parma, l’Emilia Romagna e l’intero pianeta. Banksy coltiva feno1neni di adorazione conscia ed inconscia, individuale e collettiva. Da lui ci aspettiamo sempre un’ironia amara, coraggiosa, sovversiva, e capace di fare quello che noi stessi non abbiam0 il coraggio di dire o semplicemente pensare. Lui stesso professa contraddizione continua. Il suo capolavoro è la sua distruzione
se ci pensate. Il murales stesso ha una vita breve o brevissima. La sua opera più conosciuta si è autodistrutta. A me piace definirlo la miglior evasione del mercato dell’arte planetario.

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